Dissi alla montagna: "Parlami di Dio" e la montagna si accese di colori

12-12-06

Home
Introduzione
C'era una volta...'
Date importanti
Dal quadernino
Foto
Dagli appunti
... e poi ancora
La malattia
Una frase, ...

 

Dagli appunti….

 

Leggendo fra i suoi quaderni, abbiamo trovato degli appunti e siccome riguardano un po’ tutti, abbiamo pensato di renderli pubblici.

Sono stati tolti i riferimenti alle persone e sostituiti con XX o YY.

 

Agosto 96

Dopo oltre due anni di analisi, dubbi, incertezze, scoperta della malattia, dubbi, incertezze, chemioterapia, dubbi, incertezze, chemioterapia, convalescenza, dubbi, incertezze, interferone, ripresa del lavoro in parrocchia, dubbi, incertezze, …, dubbi, incertezze, …, dubbi, incertezze, ...

Finiti i dubbi, finite le incertezze, mi rimangono tre cose certe e da queste tre voglio e posso ripartire.

Prima cosa: la fede.

Seconda cosa: gli amici.

Terza cosa: ...

La fede mi è stata di grandissimo aiuto in questo periodo. Quando il fuoco di Sant’Antonio non ti permette di restare a lungo seduto o in piedi, la fede ti porta a rivolgerti ad altri santi. Quando il raffreddore non ti lascia dormire, quando le analisi ti fanno sospettare un’epatite di tipo “C”, quando …, sei fortunato se credi in Qualcuno. Sei veramente fortunato.

Gli amici: forse non tantissimi, ma meravigliosi (e tra questi, la mia famiglia) che ti dimostrano, ognuno a modo suo, solidarietà.

Persone che non si sono mai vantate di quello che hanno fatto per me (e non è poco, sia il non vantarsi sia quello che hanno fatto).

 …

Amici che non telefonavano per paura di brutte notizie e soffrivano in silenzio per me.

Amici, non divisi da confini tra l’Italia e la Padania,  tra la scuola, la parrocchia o la Comunità che hanno patito con me e per me, solo per il “gusto” di essermi vicini.

Quindi mi sembra giusto “ricominciare da tre”.

Forse volete sapere qual è la terza cosa. Ebbene sì: due polmoni così, che mi hanno permesso di superare spesso con il sorriso sulle labbra, tanti momenti difficili e dolorosi ….

 

 

Gennaio 2001

Domenica mattina mi è successa una cosa strana, che mi ha letteralmente sconvolto.

Stavo celebrando la Messa dei bambini e c’era anche un Battesimo.

Ero molto nervoso, stavo male ...

Durante il battesimo ho sbagliato i tempi di alcune preghiere (già questo è strano, perché non è certo il primo battesimo che celebro) e mi sono innervosito ancora di più.

Ad un certo punto mi è caduto di mano il libretto: succede anche al prete sull’altare.

Mi sono chinato…

In quel preciso istante mi sono venute in mente tante cose dell’estate 1996. Mi sono visto cadere in acqua attraversando un torrente largo meno di mezzo metro; pestarmi un dito spaccando la legna; tagliarmi un altro dito mentre pulivo un pezzo di formaggio; cadere per terra inciampando nel mio stesso piede mentre rincorrevo il cane. Insomma: tutta una serie di piccoli inconvenienti che mi sono successi nei mesi successivi alla chemioterapia. Mi succedeva di tutto, sembrava che non fossi più capace di fare qualcosa senza farmi male. I miei riflessi non esistevano più.

E ricordo che questo mi ha scioccato. La chemioterapia, mi aveva invecchiato di 50 anni… Tanto che al rifugio Segantini, nei tre mesi che ho passato lassù, XX non mi faceva fare niente, soprattutto la sera e se c’era nebbia (l’elicottero non avrebbe potuto volare per un eventuale soccorso). Ci rimasi molto male… Avevo bisogno di lavorare, di fare qualcosa per dimostrare a me stesso che ero ancora quello di prima.

Ebbene l’altro giorno, mentre raccoglievo il libretto, tutto questo mi è passato davanti agli occhi. Lo sforzo per trattenere le lacrime è stato immane. Non potevo davanti all’assemblea, soprattutto davanti ai bambini ed alla famiglia in festa per il battesimo.

Avevo appena parlato della gioia della vita arrivata in quella famiglia e dalle risposte mi sembrava che i bambini avessero recepito bene questo messaggio durante l’omelia. No! Non potevo piangere…

Mi sentivo falso: parlavo di gioia ed io stavo malissimo.

Questa riflessione mi ha innervosito ancor più, sentivo di non condividere la gioia della famiglia, di far finta… Anche se l’assemblea non se ne accorgeva, io non stavo dando quello che avrei voluto.

Dopo la Messa, un altro pensiero (ma perché mi cercano tanto questi pensieri?): non è da escludere che io debba rifare una chemioterapia ed anche se sarà più leggera della prima, causerà ancora molti danni, perché ora non sono più forte come cinque anni fa. Ed io sarò capace di reagire da solo? E la comunità mi aiuterà ancora per la discesa?

Non è stata la paura quella che mi ha preso, ma il panico.

YY, andando via mi ha chiesto un sorriso. Le ho anche risposto maluccio. Avrei voluto gettarle le braccia al collo e piangere, ma ancora una volta mi sono tenuto dentro tutto…

Home | Introduzione | C'era una volta...' | Date importanti | Dal quadernino | Foto | Dagli appunti | ... e poi ancora | La malattia | Una frase, ...

Ultimo aggiornamento: 12-12-06