Una frase, dieci righe, una pagina per …
Giorgio sei
andato via lasciando un enorme vuoto nel mio cuore. Tutto quello
che ci hai insegnato non lo dimenticherò mai. Più che un sacerdote sei
stato
un grande uomo e la tua sofferenza e la tua grande forza sono stati un
grande
esempio di amore e di vita per tutti noi. Non ti dimenticherò mai.
Illuminami
sempre nel mio cammino di vita. Grazie per questi anni che ci hai
regalato,li
porterò sempre nel mio cuore. Grazie di tutto. CIAO GIORGIO.
ANTONELLA DI MURI.
Caro zio Giorgio,
a 14 mesi e già molto difficile iniziare a camminare da
soli, figuriamoci parlare. Quindi affido questo mio pensiero a papà
Sandro. Io ti ringrazio perché dalle macerie di un terremoto tu sei
riuscito a costruire le fondamenta di un grande amore che oggi mi fa
camminare su questa terra. Io ti ringrazio perché tu mi hai messo sulla
strada della fede con il battesimo, ma soprattutto ti ringrazio per
avermi accolto nella tua famiglia insieme a tutti i tuoi nipoti.
Gabriele.
Caro Giorgio,
mi ricordo quando alla tua maniera per farmi capire che
ero pronto e sicuro mi hai affidato, in cima ad una parete, il compito
di preparare e legare i ragazzi del gruppo per una discesa in corda
doppia, quando mi hai dato coraggio a salire da primo e preparare
l’ancoraggio per il piccolo Vincenzo e la fiducia a guidare un gruppo
fino al rifugio. Anche questa volta hai usato un sistema tutto tuo per
prepararmi all’ultima avventura insieme. Abbiamo controllato e preparato
tutto il materiale, abbiamo riflettuto se fosse il percorso giusto da
affrontare valutando insieme chi sarebbe arrivato fino alla fine e chi
doveva ancora aspettare. Ma la mattina eravamo tutti pronti il gruppo è
partito compatto e senza esitazioni, solo noi due con cenni del capo e
sguardi cercavamo di capire gli umori, le tensioni, le paure. E come
tante volte, anche oggi mi hai chiesto di rinunciare, affidandomi il tuo
zaino con il materiale non necessario per accompagnare
per una via più facile chi non
era pronto alla vetta. Quelle vette le hai sempre fatte anche per
me. Oggi solo riesco a capire che era il tuo modo per farmi capire che
bisogna rinunciare a qualcosa di bello per chi in quel momento ha
bisogno di te, tanto la montagna rimane lì e la vetta sta ad aspettarti
con un amico in più con cui condividere la gioia di arrivare insieme.
Sarà duro portarsi dentro il tuo ultimo desiderio, stare
vicino ed accompagnare chi mi hai voluto affidare e non affrontare la
salita con te, ma sono sicuro che, come sempre, quando sarò pronto tu
sarai lì con me, capo cordata della mia scala.
Sandro
Un pensiero su Giorgio?.. ne avrei tanti, anzi tantissimi
da scrivere, ricordare e altri da custodire gelosamente. Molto spesso
non poniamo la giusta attenzione a quello che accade nella nostra vita e
soprattutto alle persone che incontriamo perdendo così molte occasioni
per crescere ed arricchirci. Stando vicino a Giorgio ho capito che a
volte è necessario fermarsi per cercare di andare oltre l'apparenza che
troppo spesso ci impedisce di leggere i messaggi che Dio ci manda.
AnnaMaria
Ciao Gio', parlando con una nostra amica si diceva quanto
fosse difficile spiegare, a chi non conosce, l'amicizia che ci lega a
te! Le parole, infatti, non riescono a descrivere quel sottile filo che
ti univa ai tuoi amici e che adesso permette loro di essere uniti pur
non conoscendosi bene. Mi avevi avvertita che non sarebbe stato facile
essere tua amica, e di sicuro non immaginavo di soffrire così: faccio
una gran fatica ad accettare questa situazione, ma mi sto convincendo
che deve esserci una spiegazione alla tua "breve" presenza nella mia
vita.
Cosa mi rimane di te? I tuoi sguardi, la tua costante
presenza, la semplicità con cui eri capace di voler bene, e ancora la
tua testardaggine e quei moti "bruti" a volte autoritari dietro ai
quali, però, si nascondeva una grande libertà d'azione (per chi sapeva
vederla) che lasciavi a chi ti era intorno. Sono contenta di essere
riuscita a capirti almeno un po'.. in fondo bisognava solo volerti bene
e non è poi così difficile voler bene a chi sa ricambiare.
La "scalata" fino al tuo cuore non è stata facile, come
in tutte le amicizie si soffre e si gioisce, ma la cosa più bella è
stata la nostra capacità di "condividere" nel senso più stretto del
termine, momenti belli e brutti, emozioni profonde e banali. Con te ho
avuto la conferma che è il cuore,, più che la testa che deve spingerci
ad agire, e soprattutto mi hai insegnato a non cercare di risolvere
problemi lontani, ma ad osservare bene quelli che ci sono vicini e che
proprio per questa vicinanza spesso non vediamo.
Non ti ringrazio perché so che non ti piace sentirtelo
dire e neppure ti dico tutto quello che ho nel cuore perché lo sapevi
prima e ancora di più lo sai adesso. Voglio solo dirti che ti sento
tanto vicino, e che sento che mi prendi per mano come facevi sempre..
E' stranissimo provare tanto dolore e allo stesso tempo
tanta serenità: so di aver fatto tutto quello che era nelle mie
possibilità e so che tu hai apprezzato. Il fatto di averti reso felice,
anche se poco, mi fa stare bene.. e sono sicura che questo è il tuo
aiuto per farmi soffrire meno.
TI
VOGLIO TANTO TANTO BENE
Bruna
..Ero lì: 15 anni, lo zaino sulle spalle l’imbracatura
perfettamente allacciata, armata di moschettone su una delle tante scale
ferrate delle montagne in Trentino e pensavo…il prossimo anno MARE!!
Invece, tu eri lì ad aspettarmi in cima alla scala, mi hai chiamato io
ho alzato lo sguardo, hai fatto uno dei tuoi sorrisi..uno di quelli che
per magia si materializzavano sotto la barba scura e che potevano
illuminare il mondo…Anche io ti ho sorriso, un sorriso che hai catturato
con la tua inseparabile macchina fotografica.. ho dimenticato il mare,
la stanchezza e sono arrivata fino alla fine con te. Grazie per avermi
insegnato con le tue foto a guardare il mondo con occhi nuovi, a
cogliere la bellezza di un’alba, di un tramonto, di un fiore, di una
persona…non lo dimenticherò mai!! Ciao Giorgio……………
Manuela B.
" Non sono della Parrocchia di S. Giulio, ma ho avuto
l'occasione di conoscere P.Giorgio tramite mia figlia e mia nipote.
Qualche volta è stato a casa mia, anche insieme ai ragazzi, e mi ha
colpito subito la sua semplicità, la sua schiettezza e la sua
disponibilità verso tutti. Penso che la sua scomparsa abbia lasciato il
segno, sicuramente ce ne vorrebbero altri come lui. Lo ricorderò nelle
mie preghiere.
Carmina
Grazie, padre Giorgio…
Ordinato sacerdote a Castiglione nel 1978, i suoi
venticinque anni di ministero pastorale padre Giorgio li ha trascorsi
tutti a Roma.
La distanza e i lunghi periodi di assenza però, non gli
hanno impedito di mantenere vivo il vincolo di amicizia che lo legava
alla parrocchia di origine.
Di tanto in tanto, la domenica mattina capitava
improvvisamente in Duomo per concelebrare alla messa dei ragazzi, da lui
preferita perché più viva e più partecipata.
Gli incontri con lui, anche se occasionali, erano sempre
caratterizzati da schiettezza e cordialità. Solitamente schivo e
riservato, nel dialogo personale manifestava liberamente il proprio
parere su realtà e situazioni di comune interesse; non gli mancava la
fine ironia, sempre aveva il senso della misura.
Fu così anche il nostro incontro di domenica 3 agosto,
nella sacrestia del Duomo. Non pensavamo che quella sarebbe stata
l’ultima volta che ci vedevamo, anche perché le condizioni di salute
erano buone e soprattutto perché – non senza qualche difficoltà – aveva
finalmente accettato di tornare tra noi a fine novembre per festeggiare
con i Castiglionesi il 25° di ordinazione sacerdotale.
Purtroppo nell’arco di poche settimane le condizioni di
salute sono mutate notevolmente e all’inizio di ottobre padre Giorgio ci
ha lasciato.
“Beati quei servi che il padrone di casa, al suo
ritorno, troverà ancora svegli” aveva detto il
Signore Gesù che ha poi proseguito con una grande promessa: “In
verità vi dico, si cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e
passerà a servirli” (Lc. 12, 37).
Padre Giorgio era pronto per quell’incontro: lo avevano
preparato anche i lunghi anni della malattia, vissuta con consapevolezza
e dignità.
A noi ora non è dato di preparare la festa del suo
giubileo sacerdotale, ma il vangelo ci assicura che sarà Gesù in persona
a farlo: “Lui si cingerà le vesti, lo farà mettere a tavola e passerà
a servirlo”. Crederlo è forse una ingenuità ? Ma Gesù non ha già
agito così un’altra volta, la sera del giovedì santo,
nel cenacolo di Gerusalemme ?
Con padre Giorgio ringraziamo il Signore per il dono
della vita e a lui chiediamo di ricordarci tutti,
al Signore della vita.
Don Marino (Parroco di
Castiglione)
C'era una volta un bambino che incontrò un giorno un uomo
alto e con la barba.
Quel bambino si divertiva a chiamarlo Napoleon per via
dell' abitudine che aveva a tenere la mano destra all'altezza dello
stomaco.
Quel bambino con lui divenne chierichetto e iniziò a
tirare i primi calci ad un pallone.................Quel bambino ora è un
adulto e lo è diventato anche grazie a TE:
Ciao Napoleon.
Che dolore non vederti la domenica mattina con i nostri
foglietti e libretti da mettere via all’inizio della messa.
Che dolore pensare che non sarai più seduto a quel tavolo
per le nostre cene. Non ci sarai più per le gite sulla neve.
Ma che gioia sapere che ci sarai sempre a darmi fede a
guidare i miei passi, a benedire tutte le persone care che mi
circondano, a riempire il mio zaino di quelle poche cose preziose ed
essenziali che servono nelle scalate in montagna e nella vita, non ti
dimenticherò mai.
Veglia sempre su di noi.
Carla Rosy
A PADRE GIORGIO
Con poche parole essenziali
Hai risolto tanti mali,
Compagno di giochi e d’allegria
Di qualunque Parrocchia fosse la compagnia;
Sei stato un amico sincero
Per chi ti seguiva davvero
Quante generazioni di bimbi belli e buoni
Son passati sotto i tuoi consigli e
metaforici schiaffoni…
Ti voglio bene, caro P.G.
Ci vedevamo raramente, ma con profitto
L’aiuto che hai dato a chi faceva la fatica di cercare
È grande come le onde del mare,
Grande come le tue spalle da montanaro
Nonostante quel male ti avesse reso meno forte,
Ma sempre proiettato sul da farsi,
Su iniziative da seguire, ragazzi da crescere,
Chiese da mandare avanti.
E questo nonostante l’amarezza
Di qualche collega che non credevi capace di alcune
bassezze,
Chè qui a Bravetta ancora non ci si
crede
Che la festa s’è fatta, quella “di fede”
Con tutto lo sfarzo delle più belle occasioni,
Anziché nel doveroso rispetto per il pericolo di vita di
un compagno di fede e d’opinioni.
Grazie di tutto, P.G., Scusa se te lo scrivo solo qui.
Roma, 8 ottobre 2003
con affetto da Claudio Tosoni.
Caro Giorgio,
sono sicuro che non ti avrebbe fatto piacere tutto questo
fermento per il tuo 25° di ordinazione sacerdotale. Me lo avevi detto, e
io ti ho risposto che non ero d’accordo, e che anche una manifestazione
d’affetto fa bene a chi la riceve. Ma in fondo in fondo, eri contento
che chi ti voleva bene si stesse dando da fare per te, solo che come è
tuo solito non volevi darlo a vedere.
Nel tempo che abbiamo condiviso mi hai dato umanamente
poche soddisfazioni, nel senso che avevi sempre da ridire su quello che
facevo, in parrocchia, per i ragazzi… ma dopo un po’ ho capito che
quello era il tuo modo per dirmi che mi volevi bene e che ti potevi
fidare di me.
Così ho imparato anch’io ad apprezzarti, con tutti i tuoi
pregi, le tue caratteristiche, ma anche con la tua debolezza, che
rendevano la tua umanità un po’ meno severa.
Nonostante la malattia sono convinto che non si era
spenta in te la voglia di vivere e di lottare, e me lo hai testimoniato
fino all’ultimo. Per questo porto nel cuore alcuni ricordi
indimenticabili, da custodire gelosamente dentro di me.
Ringraziando Dio per il dono del tuo sacerdozio, che tu
esercitavi a vantaggio dei fratelli nelle piccole e umili vicende di
ogni giorno, mi auguro di averti sempre al mio fianco nel continuare la
missione che abbiamo iniziato.
ciao non so bene come pensate di realizzare il libro per
il 25° di Giorgio...c'è una canzone che mi ha fatto pensare a lui
spesso, soprattutto negli ultimi tempi che non frequentavo più tanto la
"vita parrocchiale". Parla di "solitudine", in un certo senso, ma tra le
righe dice che l'orizzonte sono gli altri...bhè Giorgio era un po' orso
ma mi ha insegnato a stare insieme alle altre e agli altri. Ognuno a
modo suo. Barbara
La
vita dell’uomo
Giorgio Gaber
La vita dell’uomo
è come una strada
che corre diritta all’orizzonte.
Discese, salite
deserti e giardini
e tu che da solo cammini.
La vita dell’uomo
è come una strada
lanciata sugli anni come un ponte.
Ma presto o più tardi
un bivio ti appare
e tu non sai più dove andare.
Di qua la bella via che porterà
a una gloriosa nullità
senza sforzi né rimorsi o curiosità.
Ma di là c’è un’altra strada
che piú stretta se ne va.
Se tu sei un uomo
la strada è una sola
è quella che si arrampica sul monte.
Nessuno ti guida
nessuno ti aiuta
da solo ti asciughi la fronte.
Piú sali e piú soffri
piú sali e piú sembra lontana la
cima del monte.
E quando tu arrivi ti siedi e sorridi
hai l’anima dell’orizzonte.
Ciao Giò,
Dove sei? E comunque come stai? Sei tranquillo? Ci sono
le TUE montagne, la NOSTRA neve e il MIO mare?
Qui ci manchi o meglio mi manchi …. Ma oramai ciò che mi
DOVEVI dire, l’hai fatto … la tua lezione la conosco a memoria ma
preferirei sempre ascoltarla da TE, piuttosto che ripetermela dentro me.
E ora che devo richiamare alla memoria TE, la tua voce e ciò che mi hai
insegnato non è facile. Il mio pensiero è confuso come confusa mi sono
sentita quando sei volato via sopra le nuvole ………
Mi sento più sola … anche se ti sento più vicino ……
Oggi è bello pensare alle prime esperienze dei campi
scuola in montagna.
In effetti è passato un po’ di tempo, ma come non
ricordare la scalata per raggiungere la Cima Presena?
Non era difficile, ma così poteva sembrare.
Considerando che tutto si sarebbe svolto nell’arco di
circa un ora, ci lasciammo convincere ad affrontare l’impresa.
Cosi una cordata di circa tredici giovani (allora lo ero
anch’io) si è incamminata verso la meta…
Una croce in ferro segnava il punto d’arrivo.
Con un po’ di tensione arrivammo in cima.
Che spettacolo si presentava alla nostra vista!
Che incanto … stupende montagne ci circondavano.
Quanta bellezza IL SIGNORE ha creato, quanta gioia
poterla ammirare da lassù.
Per questo Giorgio ci aveva invitato a RINGRAZIARLO,
prendendoci tutti per mano recitammo IL PADRE NOSTRO … LA PREGHIERA CHE
GESU’ ci ha insegnato e che LUI ci ha fatto amare.
Oggi a distanza di tempo, sento forte dentro l’emozione
che provai allora.
GRAZIE GIORGIO per tutte queste “PAURE” … “BRIVIDI” …
“EMOZIONI” … “GIOIE” … che mi hai regalato!
GRAZIE SIGNORE! Per avermi fatto incontrare GIORGIO nel
mio cammino. Fa che la Preghiera sia sempre un emozione e un sostegno
nel cuore di tutti noi nel proseguire la scalata della vita.
Anna
Caro P.G:, mi manchi tanto, anche in parrocchia si sente
tanto la tua mancanza. Questo è il mio ultimo saluto, rimarrai sempre
nel nostro cuore, specialmente nel mio. Sarai come una stella enorme e
brillante nell’universo.
Ciao
P.G.
Tizi
La nostra chiesa di San Giulio rimane sotto due grandi
scalinate. Il suo interno è molto ampio; ed il silenzio e l’ordine
facilmente introducono alla preghiera.
Ogni mattino, Padre Giorgio, come una sentinella ci
attendeva per la S.Messa. Uno sguardo, una parola era tutto; il tutto
che riempiva l’Anima, lì all’interno della nostra chiesa, bella e
silenziosa come lui.
Grazie Padre Giorgio, ci manchi
… la vita continua.
Appena ieri abbiamo detto “arrivederci” a Padre Giorgio.
Come due viandanti ci siamo incontrati nei dintorni della
parrocchia col cuore ancora pieno di lacrime. “Ciao” ci siamo detti;
“come stai?”
Nessuno dei due ha risposto.
Padre Giorgio confortaci tu come i due discepoli di
Emmaus.
Nunzia
Grazie Giorgio per questi anni trascorsi insieme, non li
dimenticherò.
Da quando ti ho conosciuto ho imparato molte cose e mi
hai dato la forza ed il coraggio di andare avanti in tutte le mie
incertezze.
Comunque tu sei stato vicino spiritualmente ed ora sei
ancora più vicino.
Mi manchi moltissimo… ti voglio un mondo di bene… ciao
Liliana
"Via i piedi dalla corda!!!"
Non so più quante volte ho sentito echeggiare questa
frase... Era una specie di beneaugurante inizio di una nuova scalata, di
una nuova ascesa a qualche cima. Magari di un'altra Presanella insieme
(la quarta? quinta?), un Castelletto, un altro giro sulle Bocchette.
Giorgio... con la sua voce bassa e un po' burbera... lì a
riprendere il solito che inavvertitamente camminava sulla corda con il
rischio di rovinarla.
Conosco Giorgio da 18 anni, da una delle prime uscite a
Ciampino per arrampicare un po'. Ricordo ancora lo stupore e la gioia
per il mio primo "rifugio dolomitico". Ricordo ancora quella sua stretta
di mano sulla porta del Tuckett, lì ad aspettarci e a congratularsi per
essere arrivati fin lì, per esserci arrivati insieme. Sono
immagini che erano sfilate via e che in questi giorni riaffiorano e
riprendono forza. E ne tornano a centinaia...
E' difficile spiegare le sensazioni provate, è difficile
raccontare Giorgio... è difficile vederlo partire quest'ultima volta
senza il suo zaino. Mi piace pensare che il suo zaino è rimasto qui per
noi: sappiamo come usarlo, sappiamo come riempirlo. Ce lo ha insegnato
lui in anni di incontri, attività, lavori, servizio, preghiera... in
anni di parrocchia "vissuta" senza fronzoli!
Sta a noi adesso prendere lo zaino e metterselo in
spalla, per continuare a portarlo dove serve. Per dare un senso a quanto
ci ha insegnato... per non deluderlo.
Ricordandoci di mettere dentro acqua (quel vangelo che
Giorgio non ha mai lasciato), una maglia pulita (perché non ci vedano
con i panni sudati per il servizio svolto: perché non è una bandiera,
perché sia fatto con umiltà) e la corda (quella fraternità che Giorgio
ci ha insegnato e che ancora oggi viviamo).
E allora forza... la strada è davanti a noi. Zaino in
spalla, leghiamoci e... via i piedi dalla corda!!!
Mauro Del Quondam
5 ottobre 2003. Un urlo e poi ….
E poi capire che quindici giorni di speranza, di
coraggio, di ottimismo, di preghiera non avevano cambiato minimamente il
disegno della tua vita terrena, caro Padre Giorgio.
È finita…., è la prima cosa che mi viene in mente.
Incredulità, sgomento, ansia, angoscia e rabbia. Vorrei gridare: “ce la
dovevi fare! Perché te ne sei andato così?”
La veglia, la camera ardente, il funerale e poi la
partenza per la tua terra “Castiglione delle Stiviere”.
Rimango a pensare e la mente rovista tra i ricordi,
soprattutto quelli più lontani.
Ero poco più di una bambina quando ho conosciuto Giorgio;
era ancora un seminarista ed era parte attiva del gruppo parrocchiale di
San Giulio.
Un fiume di ricordi che mi riempiono il cuore.
Le domeniche pomeriggio trascorse insieme al don Guanella
(istituto per handicappati), a portare un sorriso, una parola o forse
solo la nostra presenza.
Il diaconato e poi nel 78 l’ordinazione – grande festa a
Castiglione -.
La morte di mio padre e lui sempre presente come amico e
come sacerdote.
L’Irpinia nell’anno del terremoto: un giorno di scuola
saltato per accompagnare Giorgio a Macedonia, a consegnare aiuti
umanitari alla Caritas.
I pranzi, le cene e i compleanni festeggiati insieme con
la mia famiglia.
I campi estivi con i giovani della parrocchia: Champoluc,
Celentino rimasti nel cuore per lo spirito di condivisione, di amore e
di comunione che animavano quei giorni.
È qui che ho vissuto i momenti di preghiera più profondi:
fare “deserto” – diceva P.Giorgio – cercare in se momenti di silenzio e
di calma per sentire che Dio è con noi. Le lodi, i vespri, le messe nel
bosco e quante serate all’aperto, intorno ad un fuoco, con la chitarra
che suona, e la nostra preghiera con un canto.
Le lunghe passeggiate in montagna, passo dopo passo senza
correre, con la sola determinatezza di arrivare tutti alla meta – anche
con la lingua di fuori o a cavalcioni sulle sue spalle – per guardare e
respirare il meraviglioso spettacolo della montagna e ritrovarsi in
un'altra dimensione.
Poi il trasferimento nella parrocchia di Bravetta. Che
delusione, stavamo così bene, perché te ne vai? Ma tanto ci si vede,
vero? Buoni propositi, ma il tempo ti è sempre contro.
Nel 1998 che fantastica sorpresa, torna Padre Giorgio a
San Giulio.
Che gioia ho provato e la prima cosa che ho pensato è
stata: “anche i miei figli avranno la fortuna di conoscere Padre
Giorgio”. Su questo pensiero la mia anima trova serenità e tranquillità;
la fortuna di averti conosciuto e di poter dire quanto sei stato
importante.
Hai guidato il mio cammino di fede, sei stato di conforto
nei momenti di disperazione e di sostegno nei momenti di difficoltà.
Mi hai insegnato ad essere essenziale e pratica come tu
lo sei stato nella tua missione.
Oggi anche i miei figli hanno impresso nel cuore Padre
Giorgio come amico e come sacerdote.
Ha vissuto con loro momenti importanti, li ha
accompagnati in tante esperienze, li ha consigliati e li ha
incoraggiati; anche a loro ha fatto conoscere la montagna in tutto il
suo splendore, li ha guidati per i suoi sentieri a volte facili, ma
spesso difficili e tortuosi, ma comunque gli ha insegnato a tenere ben
saldi i piedi sulla roccia.
Con il suo carisma li ha conquistati e li ha instradati
nel loro cammino di fede.
È stato loro complice, ma nello stesso tempo severo
educatore.
Il suo ricordo sarà sempre vivo in noi.
La sua missione sarà una grande ricchezza e soprattutto
una straordinaria eredità.
Anna
LA BELLEZZA CROCEFISSA
Mentre eri lì disteso nella bara rivestita di bianco, tu
vestito delle tue vesti sacerdotali, il camice bianco del tuo battesimo
regale, la stola del tuo sacerdozio – sacrificio, tu stesso vittima
sull’altare del Signore che ha chiesto a te
in dono la vita che tante volte nei tuoi anni di sacerdozio hai
affidato a Lui: “Ricevi, Signore, dalle mie mani questo sacrificio a
lode e gloria del tuo nome”.
Guardavo il tuo volto crocifisso e nello stesso tempo
ricevevo un messaggio di pace e perfino di dolcezza. “In pace in
idipsum dormiam et requiescam” nella tua stessa pace, Signore,
dormirò e riposerò.
Accanto a te, tua madre. Una mamma dolce e forte. “Stabat
mater…”, i tuoi fratelli, tua sorella, i tuoi amici
e contemplava il tuo volto quasi ad imprimerlo definitivamente
nei suoi occhi, a farlo entrare di nuovo nel suo seno. Assistevo al
miracolo dell’amore come gli occhi della sposa che continuano a
riconoscere nell’amato quella bellezza profonda e vera che nessuna
cicatrice può scalfire, né malattia deturpare.
Percorrevo nel mio cuore e nel mio pensiero il salmo 45.
Questo salmo ha una specie di titolo tematico: “Canto d’amore”.
Probabilmente è nato come canto dedicato da un poeta al suo re nel
giorno delle nozze. Da un semplice episodio dell’Antico Testamento, le
nozze di un re, nasce un bellissimo salmo che parla dell’amore umano e
dell’amore di Dio.
Effonde il mio cuore liete parole, io canto al re il
mio poema,
la mia lingua è stilo di scriba veloce,
tu sei il più bello fra i figli dell’uomo,
sulle tue labbra è diffusa la grazia,
ti ha benedetto Dio per sempre
Il tuo trono, o Dio, dura per sempre;
è scettro giusto lo scettro del tuo regno.
Ami la giustizia
e l’empietà detesti:
Dio, il tuo Dio ti ha consacrato con olio di letizia,
a preferenza dei tuoi eguali …
Egli è il tuo Signore, prostrati a lui.
La figlia del re è tutta splendore, gemme e tessuto
d’oro è il suo vestito.
E’ presentata al re in preziosi ricami.
Con lei le vergini compagne entrano insieme nel
palazzo del re.
E’ descritto l’incontro tra Dio e il suo popolo e
consacra il sacerdote nelle nozze tra Cristo e la Chiesa. La grazia, la
mitezza e la giustizia che sono le virtù di Gesù si riversano nel cuore
del sacerdote, nel tuo cuore p. Giorgio o “Pigì” come amavano chiamarti
i “tuoi” giovani.
Ma come è possibile ? Il salmo lo dice con chiarezza: “perché
Dio ti ha benedetto”. E’ la benedizione di Dio, la comunione con Dio
che traspare al di fuori di ogni uomo e che è apparsa in te p. Giorgio,
unto del Signore, aldilà dei limiti e delle lacune di ogni uomo nella
tua vita di prete e di consacrato hai reso visibile a noi, ai tuoi
ragazzi la bellezza del Padre.
L’amore per la montagna, per la luce, i colori delle tue
splendide fotografie d’autore. L’amore per lo sport, la bicicletta, il
teatro, i recital,: splendida la Passione di Gesù cantata con quel
bellissimo canto “Uomo della croce” che ancora oggi i tuoi ragazzi
cantano il venerdì santo: “Noi ti crediamo uomo della croce…”.
Sant’Agostino commentando questo
salmo mostra come si può restare innamorati non soltanto del Gesù del
monte delle Beatitudini o della Trasfigurazione, ma anche del Crocifisso
e del flagellato.
Questo apparente assurdo, riconoscere la bellezza del
Crocifisso, è possibile solo ad uno sguardo illuminato dalla fede.
“Infatti quell’amato è stato visto dai suoi persecutori,
ma senza comprenderlo. Se lo avessero conosciuto mai avrebbero
crocifisso il Signore della Gloria. Egli stesso chiedeva occhi diversi
per questa intelligenza, dicendo: chi vede me
vede anche il Padre … Ma il profeta parlando a nome dei
giudei diceva: lo abbiamo visto e non aveva bellezza, né decoro.
Perché lo vedevano senza comprendere. Ma per coloro che capiscono: e
il Verbo si è fatto carne – è di una sublime bellezza. Perché anche
nella croce aveva bellezza ? Perché la follia di Dio è più sapiente
degli uomini. A noi dunque, che crediamo, lo sposo si presenta sempre
bello”.
Il tuo XXV° di sacerdozio lo celebrerai in cielo tra gli
angeli e i santi. Anche noi abbiamo visto senza comprendere. I tuoi
ancora forti e vigorosi anni, il tuo ministero sacerdotale con i
piccoli, con i ragazzi, con tanti adulti, mamme e papà a testimoniare
desolati il dono grande di averti incontrato e avuto come amico,
fratello e guida. La Comunità religiosa dei Canonici Regolari provata,
triste di vedersi togliere un confratello così importante. Signore
abbiamo visto senza comprendere.
Questo salmo nuziale va recitato non prima delle nozze,
ma nella settimana che segue la celebrazione. E tu, p. Giorgio, lo
reciti ora per tutta la vita perché le tue nozze d’argento sono
diventate le tue definitive nozze per la vita eterna. “Con il coro
degli angeli e dei santi sei entrato insieme nel palazzo del re”.
Continua sant’Agostino:
“ Bello è Dio, Verbo presso Dio; bello nel seno della
Vergine dove non perse la divinità ed assunse l’umanità; bello il Verbo
nato fanciullo. Perché mentre era
fanciullo, mentre succhiava il latte, mentre era portato in braccio, i
cieli hanno parlato, gli angeli hanno cantato lodi, la stella ha diretto
il cammino dei Magi, è stato adorato nel presepio, mensa di animali
mansueti. E’ bello dunque in cielo, bello in terra; bello nel seno,
bello nelle braccia dei genitori; bello nei miracoli, bello nei
supplizi; bello nell’invitare alla vita e bello nel riprenderla; bello
nella luce e bello nel sepolcro.
Bello nel cielo. Ascoltate il cantico con intelligenza e la debolezza
della carne non distolga i nostri occhi dallo splendore della sua
bellezza”.
Il discorso sull’amore e sulla bellezza fatto dal salmo
non vale soltanto per Gesù, ma anche per tutti noi suoi figli adottivi.
Ogni uomo come figlio di Dio è trasparenza della sua bellezza anche
quando è sofferente e crocifisso e Pigì, suo consacrato, non lo
abbandona nel sepolcro ma lo riveste di un manto di luce e di bontà.
Padre Lorenzo Rossi
Grazie Giorgio per i tuoi sedici anni di tenace servizio
pastorale nella nostra parrocchia e prefettura: grazie per le parole, i
gesti e anche i silenzi. Continua ora dal cielo il tuo servizio
sacerdotale di avvicinare la terra al cielo.
Non sono un buon cattolico e non frequento molto la
chiesa, ma tu caro Pigì hai lasciato un segno molto importante dentro di
me. Ricordo con piacere le nostre cene e le tante risate, il tuo sorriso
sempre disponibile per tutti perché non eri solo il sacerdote, l’amico,
il padre. Tu sei il vero PRETE! Ringrazio i tuoi genitori che mi hanno
dato la possibilità di conoscerti. Ciao caro Pigì.
Sergio
Per Giorgio
Fede, Amore, Gioia,
Tu Giorgio hai fatto di questo, le colonne portanti del
tuo cammino con Dio.
Del tuo lungo cammino con Dio, del tuo cammino tra noi,
amici, famigliari, parrocchiani.
Questo tuo lungo cammino, non si fermerà mai, questa la
fede che il Signore ti ha dato, tu l’hai trasmessa ad ognuno di noi, ci
hai fatto capire quanto è grande tutto questo.
L’amore per il prossimo, e la gioia di Dio, ogni volta
che tu parlavi, in chiesa o in mezzo a noi, erano momenti di vera fede,
di sollievo, di preghiera.
La vetta più alta della tua vita, l’hai scalata e ci sei
arrivato dopo molta sofferenza, ma ora la tua sofferenza è la nostra
forza, la nostra vetta è la tua fede il nostro amore.
Pierluigi Sacco e famiglia Bonomini
Ho conosciuto e vivamente apprezzato Padre Giorgio come
impagabile biblista. La sua capacità di trasportarci quasi fisicamente
nel paesaggio naturale e nelle circostanze in cui è nata la Parola di
Dio sono state davvero straordinarie.
La sua passione nello spezzare per noi, non di rado
inerti e diffidenti, la Parola, o meglio il pane della Parola, era
coinvolgente e contagiosa.
La poesia e la profondità di questa spada tagliente a
doppio taglio, si è incisa nella nostra sensibilità e nella nostra
mente. Di tutto questo gli sono immensamente grata, dolente di averlo
perduto. Ma chi conosce le vie del Signore? Lassù Padre Giorgio, riposa
in pace!
Claudia Lasorsa
" Non
sono della Parrocchia di S. Giulio, ma ho avuto l'occasione di conoscere
P.Giorgio tramite mia figlia e mia nipote.
Qualche volta è stato a casa mia, anche insieme ai ragazzi, e mi ha
colpito subito la sua semplicità, la sua schiettezza e la sua
disponibilità verso tutti.
Penso
che la sua scomparsa abbia lasciato il segno, sicuramente ce ne
vorrebbero altri come lui.
Lo
ricorderò nelle mie preghiere.
Carmina
grazie P.G. per tutte le cose che mi hai insegnato a fare
e a non fare nella mia vita e che porterò sempre con me. Scusa per
quando ti ho fatto arrabbiare ma grazie perché mi hai sempre perdonato.
Ti voglio bene,
SIMONE ROTONDI
A PG
Non è facile scrivere una pagina su PG e persino io, che
sono una che ha sempre la parola in bocca, mi trovo un po’ smarrita,
perché lui non era uno che amava parlare di sé, ma nascondeva tutto,
anche le cose più tristi, sotto un enigmatico sorriso. Ed enigmatico era
lui stesso: all’inizio poteva sembrare burbero, distaccato, noncurante,
una persona cui non andava bene nulla. E invece, solo dopo un po’ che lo
frequentavi, ti accorgevi di quanto fosse buono e speciale. Perché PG
non amava parlare con la bocca, ma con il cuore. Con il cuore parlava
dei bambini della parrocchia, ai quali pensava ininterrottamente; con il
cuore parlava delle sue escursioni in montagna; con il cuore parlava
della parola di Dio.
Mi ricordo che quando ero piccola (9 anni) e lo ho visto
per la prima volta, m’incuteva un po’ di timore questo uomo alto e
grande e dalla barbona cespugliosa, che parlava con una voce dolcissima
e musicale con un tenero accento bresciano. Ma dal momento in cui mi ha
preso in braccio per la prima volta, e dalla prima volta che ha
scherzato con me, è diventato subito un punto di riferimento, un amico
che sapeva mantenere tutti i segreti e che mi rimproverava (anche
spesso!) con l’affetto di un papà.
Aveva un modo particolare di parlare della parola di Dio:
non si dilungava in sermoni o in orazioni teologiche, ma con fare
spiritoso coinvolgeva noi bambini nella religione. Ci ha fatto capire
anche la cosa più importante, cioè che la chiesa non è solo un edificio
di mattoni, e che Dio è ovunque, e noi facevamo del bene anche solo
stando insieme, giocando insieme e parlando. Per lui era importantissimo
che i bambini capissero quello che voleva dire; infatti PG ci metteva
sempre tutto sé stesso a spiegarsi. Era amato da tutta la parrocchia,
aveva instaurato un rapporto speciale con tutti noi e aveva aiutato
tutte le famiglie a stare più unite coinvolgendole in gite e campi
scuola.
Avrei tante altre cose da dire su PG, ma so di non
poterle dire tutte. La sua scomparsa improvvisa mi ha addolorato e non
sarà facile adesso entrare in chiesa la domenica senza aspettarsi di
veder sbucare da un momento all’altro dalla sacrestia il suo pancione,
la sua barba, i suoi occhi sorridenti che ci salutano con gioia.
Sara
Scrivere di Giorgio per me non
è molto facile perché per raccontare quanto ha contato per noi e per la
nostra vita ci vorrebbe un libro.
Giorgio l'ho conosciuto quando
avevo 15 anni e da allora mi è sempre stato vicino: mi ha aiutato nelle
piccole crisi adolescenziali e nelle grandi prove che la vita ci
riserva.
Per scherzare io dicevo sempre
di avere un prete personale, perché Giorgio ha celebrato tutte le mie
cerimonie importanti: il matrimonio, i battesimi, le comunioni e le
cresime dei miei figli ed anche i funerali di Francesco e di papà. Ha
partecipato ai momenti belli e brutti della mia vita con il suo modo
personale di essere prete: ironico e sempre pronto a capire e non
giudicare.
Come ho detto potrei scrivere
un romanzo ma vorrei ricordarlo con una frase che lui stesso ha
pronunciato nella cerimonia in suffragio di Francesco:" Non dobbiamo
dire al Signore perché ce lo hai tolto, ma grazie per avercelo dato".
Grazie Giorgio.
Ci mancherai. Ci mancheranno i
tuoi auguri il giorno del nostro compleanno. Ci mancheranno le tue
visite improvvise. Ci mancheranno le tue battute ironiche. Ci mancherà
il tuo sostegno e il conforto che hai continuato a darci nonostante la
tua malattia.
Tiziana, Federico, Chiara
Desidero riassumere e
mettere per iscritto la semplice riflessione che ebbi a manifestare al
termine della Santa Messa celebrata nel duomo di Castiglione delle
Stiviere il giorno 8 ottobre 2003 in occasione del funerale di Padre
Giorgio Chiarini. Tra l’altro dissi che ebbi la gioia di trascorrere
alcune ore in sua compagnia all’ospedale S.Camillo in Roma il giorno
prima che fosse trasferito con urgenza in sala di rianimazione. Era
affaticato ma sereno e alquanto scherzoso con Roberto suo compagno di
camera.
Calando la sera ci
siamo salutati dandoci l’appuntamento per l’indomani insieme al fratello
Giuseppe che sarebbe giunto a Roma a farci una rapida visita prima di
ripartire per il Brasile. Quel saluto è stato inaspettatamente rinviato.
Lo abbiamo dato in molti nella chiesa di S.Giulio dove Giorgio era vice
parroco e nella chiesa parrocchiale di Castiglione dove mentre esprimevo
questa mia testimonianza avevo tra le mani una immaginetta-ricordo. E’
l’annuncio e il ricordo della sua ordinazione sacerdotale avvenuta il 9
dicembre l978. Sono trascorsi 25 anni. Su quella immagine vi è
raffigurata una splendida catena di montagne innevate e baciate dal sole
con la scritta:
“Dissi alla montagna
:parlami di Dio,
e la montagna si
accese di colori”.
Ora Giorgio è giunto
alla montagna del Signore,alla montagna della trasfigurazione e della
splendida luce dell’eternità. Ora è lui che parla a Dio. Gli parla dei
suoi cari,dei suoi confratelli e di tanti amici che lo ringraziano di
cuore e lo ricordano con vero affetto e riconoscenza.
Padre Andrea Italo
Sorsoli
Da Marco
HO SENTITO IL BATTITO DEL CUORE
Ti ho trovato in tanti posti, Signore.
Ho sentito il battito del tuo cuore nella quiete perfetta
dei campi,
nel tabernacolo oscuro di una cattedrale vuota,
nell'unità di cuore e di mente di un'assemblea di persone
che ti amano.
Ti ho trovato nella gioia, dove ti cerco e spesso ti
trovo.
Ma sempre ti trovo nella sofferenza.
La sofferenza è come il rintocco della campana
che chiama la sposa di Dio alla preghiera.
Signore, ti ho trovato nella terribile grandezza della
sofferenza degli altri.
Ti ho visto nella sublime accettazione
e nell'inspiegabile gioia di coloro
la cui vita è tormentata dal dolore.
Ma non sono riuscito a trovarti nei miei piccoli mali
e nei miei banali dispiaceri.
Nella mia fatica
ho lasciato passare inutilmente il dramma della tua
passione redentrice,
e la vitalità gioiosa della tua Pasqua
è soffocata dal grigiore della mia autocommiserazione.
Signore io credo. Ma tu aiuta la mia fede.
Madre Teresa di Calcutta
Dal confratello P.Bruno
Quest’anno il ricordo dei nostri
defunti comprende la memoria di Padre Giorgio Chiarini che il Signore ha
chiamato a se il 5 ottobre. I suoi funerali ci hanno raccolto in molti a
pregare nel duomo di Castiglione. Giorgio Chiarini era arrivato a
Montichiari per frequentare le scuole medie del nostro istituto quando a
Castiglione era parroco Mons. Vignola e alla domenica lo aiutava un
padre del nostro istituto. La famiglia di Giorgio e poi anche Giuseppe
era fervente di vita cristiana e di opere sociali. Nella casa di Roma
quando Giorgio era novizio e studente passai alcuni anni con lui Era di
indole amichevole e impegnato nelle attività della parrocchia. Poi ci
trovammo insieme un anno da sorveglianti dei ragazzi dell’istituto di
Montichiari e ci aiutavamo. Artista del traforo mi fece dono con dedica
di una Madonna col bambino traforata in formica che conservo ancora a
distanza di quarant’anni. Sempre per la mia professione era desiderio
della mamma presente alla circostanza che Giorgio e Giuseppe si
realizzassero nella vita religiosa e sacerdotale e fu esaudita. Padre
Giorgio fu ordinato il 9 dicembre 1978 (quest’anno 25 anni) a
Castiglione ricevette in regalo simbolico della Prima Messa il Vangelo e
la lente d’ingrandimento della macchina fotografica con cui avrebbe
guardato il mondo alla luce delle parole e della fede da annunciare. Suo
campo di apostolato furono l’Oratorio delle parrocchie di San Giulio e
Natività di Maria. Oltre ad essere portato all’amicizia era anche
versato in vari sport e soprattutto d’estate nei campi scuola nel
Trentino effondeva le sue qualità di educatore e di formatore
spirituale. Si dedicò con notevoli fatiche anche ai terremotati dell’Irpinia
e dell’Umbria, oltre che ai ragazzi dell’Istituto don Guanella di Roma.
Con l’arrivo della malattia non rallentò i suoi impegni a
costo di tanti sacrifici.
Padre Giorgio è ora con Dio a godere il premio di tante
fatiche fatte per il suo regno. E’ vasto il ricordo che ci ha lasciato
come anche il legame alla sua famiglia e comunità. Noi attardati su
altri passi, facciamo fatica a seguirlo ma non siamo indifferenti a
tanta vita e ci proviamo a mettere i nostri passi ne i suoi accomunati
dallo stesso Spirito di fede religioso e cristiano con la meta della
speranza che ci fa guardare in questa vita a quella eterna.
A Padre Giorgio diciamo di ricordarlo nella preghiera che
anche lui vorrà ricambiare dal cielo dov’è entrato nella liturgia
celeste da sacerdote per sempre.
"Mille non e' un numero grande
per impressionare,ma un numero reale per
ricordare, per ricordare tutte le riunioni che Giorgio ha fatto per
noi,con
noi.Riunioni che sono stati momenti di riflessione,di interrogativi,di
scontro, ma soprattutto di crescita e rimarranno in noi per sempre.
Grazie P.G"
"Tante esperienze, tanti momenti belli e alcuni difficili, tante scelte
fondamentali, tante passioni legano la nostra vita a quella di Giorgio.
Quante riunioni in sala, quante
domeniche a messa insieme, quante volte a
passeggiare in montagna........ quanti ricordi importanti...... quante
belle
emozioni.......
Tantissime cose ci ha insegnato, tantissime cose ci ha "tirato fuori",
il
rispetto, l'amore per gli altri.
Con questi "cardini" ci ha
aiutato a costruire la nostra vita, non possiamo
far altro che ringraziarlo per tutto quello che ci ha regalato e
portarlo
sempre con noi, nel nostro cuore"
"Tra le tante cose che sono state dette, ho sentito particolarmente
vicine
le parole dell'omelia di Giuseppe: in quegli ultimi giorni di ospedale é
stato davvero Giorgio ad accompagnare me e non viceversa. Grazie anche
per
tutto quello che mi ha dato in quelle visite, che sono stata tentata di
ritenere utili e invece sono stato un altro suo ennesimo, personalissimo
regalo."
Rita, Antonio, Patrizio,
Cristina, Alessandra, Fabio, Piero, Valentina
Caro Giorgio,
tocca a me dare spiegazioni a tutti.
Far sentire la mia voce, è vero che ti ho morso il naso
da piccolo, ma che sia stata una manifestazione del mio affetto anche
allora? Dicevi sempre a tutti che io sono tra le sorelle, la migliore, …
già sono l’unica! Quanti hai preso in giro?
Tu sai che legame c’è tra noi fratelli!! Che sia per
opera dei nostri genitori? Sicuramente tutto è opera del Signore!
La prima volta che sono entrata da te in rianimazione ti
ho detto che noi fratelli eravamo tutti lì con te, e tu come al solito,
con un gesto della testa, hai confermato di aver capito!! Aiuta anche
noi fratelli, cognati e nipoti a comprendere sempre di più la chiamata
del Signore nella nostra vita!
Sei grande
Giorgio, Lucia
Caro Giorgio,
o per noi P.G , sei stato la nostra guida per tanti
anni e quindi ci manchi come un padre.
Sei sempre stato atletico come un trentenne, un
grande scalatore con un gran cuore, che grazie allo sport ha retto per
qualche anno.
Il Vangelo come lo leggevi tu non lo legge nessuno.
Ciao
P.G.
Paolo Calandrino.
Io non ho avuto la fortuna di conoscerti da vicino e di
averti come confessore, ma ti ho conosciuto attraverso le messe e i
racconti degli altri, i quali dicevano di te che eri una persona
speciale ed un prete come pochi.
Spesso penso che se avessi avuto la possibilità di
studiare il catechismo con te, di fare le gite e di imparare tutte le
cose che hai insegnato a mia sorella e a tanti bambini come lei, io oggi
sarei migliore ed avrei riacquistato la fede, ma la fede vera, semplice
e non meschina, perché tu guardavi la chiesa e tutto quello che le sta
intorno, con i nostri occhi, occhi di gente vera, comune, che ama con
semplicità.
Sono sicura che la tua fede rimarrà per sempre nei cuori
dei tuoi bambini.
Ciao dolce Pigì
Valentina Dall’Onda.
CIAO GIORGIO
Un giorno qualunque, una persona comune a tante altre con
un fardello che in quel momento sembrava più pesante del solito;
un’angoscia che attanagliava e faticava a sganciarsi dall’anima.
Rivedo Giorgio, o forse lo vedo per la prima volta: non
lo conoscevo bene. Una semplice richiesta d’aiuto biascicata un po’ alla
buona poi, finalmente ci “incontriamo”: lo sguardo va oltre l’apparenza,
la mente va oltre le parole. E piano piano, molto lentamente è
cominciato il mio cammino con lui accanto. Non mi ha risolto alcun
problema ma mi ha aiutato a guardare di nuovo verso l’Alto; mi ha
aiutata a vedere il positivo che c’è intorno a me e a non darlo per
scontato; mi ha aiutata a ritrovare i colori, a credere nel bene e a
cercato di farmi capire che solo in questo modo si può diminuire il
male. Mi ha dimostrato che anche se non era presente potevo sempre
contare su di lui. E si è sempre fatto trovare: con i dolori ai piedi o
con la febbre, con la sua aria burbera o con un sorriso, con i suoi
famosi “proverbi” o con le sue barzellette, con le sue arrabbiature o
con la sua gioia. Sì, è riuscito proprio ad esserci!
Non provo dolore
ora che non è più con noi anzi, a volte mi stupisco di ritrovarmi a
scambiare con lui qualche parola, sorridendo. No, non provo dolore: solo
una sottile e profonda malinconia per aver perso un Amico e per non
avergli mai detto a chiare note: ti voglio bene!
Ciao Giorgiolino
con tanto affetto
Maria.
Un bambino vede una piuma leggera, bianca, delicata…la
osserva volteggiare nel cielo, un cielo attraversato da una leggera
brezza e che dà spazio a nuvole gonfie, limpide…lui sorride e appena la
piuma comincia a perdere quota, fa un piccolo salto e l’afferra: ora il
bambino è felice, nel pugno chiuso trattiene qualcosa in grado di donare
alla sua mano morbidezza e alla sua mente curiosa, tanto benessere.
Tuttavia ora non
può più vederla, non può più riempirsi gli occhi di quella gioia; allora
apre la mano ma, in quell’attimo di felicità, passa il vento e la piuma
vola via.
Il bambino però non piange perché anche se è stata
portata via dal vento, è ancora nella morbidezza delle sue dita,
nell’incanto dei suoi occhi, nella freschezza del suo animo. Non può
dare la colpa al vento per avergliela portata via perché è lo stesso
vento che ha dato vita a quello spettacolo, non può dire di averla persa
per sempre perché sa che la sua piuma continuerà a volteggiare da
qualche parte nel cielo, donando felicità ad ogni persona sulla quale si
poserà…
La morte è così…non deve toglierci la presenza fisica di
una persona cara, ma arricchirci del suo ricordo che mai nessuna brezza
farà volare via… allora, come quel bambino, troveremo la forza di
riprovare a sorridere.
Giorgio, tu sei la mia piuma, continuerai a volteggiare
ed a vegliare su di me da lassù, spinto dalla brezza di Qualcuno che ora
e sempre ti ha con sé e ti protegge.
TI VOGLIO BENE !!!
Benedetta
Un grande sacerdote.
Ciao
p.g.
Ti vorrei ringraziare
per tutto quello che hai fatto per me, e per la nostra parrocchia, hai
invitato ragazzi e bambini a partecipare alla vita parrocchiale.
Io penso che non solo
la nostra parrocchia, ma tutte le parrocchie hanno perso un grande prete
ma anche un grande amico e poi penso che ho perso un grande amico in
terra, ma di averlo ritrovato ancora più grande in cielo perché tu lassù
sei vicino al Signore e quindi stai bene e non sei grande come eri qui
giù con noi ma sei grandissimo, grazie di tutto anche di avermi
insegnato la strada giusta anche se non sempre nei modi più teneri.
Mi mancano i tuoi
cazzottoni sul petto, grazie di avermi dato quello spirito da
combattente che ora ho dentro e di essermi stato vicino nei momenti più
difficili soprattutto nel momento della morte di mio padre.
Ti voglio bene.
Grazie.
Da Brian.
Ciao Giò,
ho tante cose da dire, ma non riesco a trovare le parole,
vorrei dirti grazie per quello che hai fatto per noi,
grazie per le parole di conforto e di aiuto che ci hai
dato,
grazie per i nostri ragazzi perché sei stato un esempio
per loro,
grazie per i nostri genitori perché hai sempre trovato il
modo di farti capire,
grazie per l’amore che ci hai sempre dato …
gratuitamente.
Tutti quelli che ti conoscono, hanno da raccontare
momenti di vita con te protagonista, tanti li ho sentiti lungo il
corridoio della rianimazione, tanti li ho sentiti in parrocchia a San
Giulio, tanti a Bravetta, tanti a Castiglione, tanti in Irpinia, tanti a
Foligno, tanti in montagna, quella montagna che hai sempre amato e ci
hai fatto amare.
In qualunque regione tu vai lasci il segno.
E ora dopo i ringraziamenti devo passare alle scuse.
Scusa se molte volte non ti abbiamo capito, tu soffrivi
in silenzio e noi l’abbiamo presa alla leggera.
Scusa se tante volte ti abbiamo lasciato solo.
Scusa se potevamo fare di più e invece ci siamo
trincerati dietro mille scuse.
Ci perdoni? Sì, tu hai sempre perdonato tutti, magari
prima ti arrabbiavi ma poi buttavi tutto dietro le spalle e tornavi a
sorridere.
Aiutaci a superare questo momento difficile.
Ciao Giò da uno dei tanti che ti vuole bene.
Anche
se non ci siamo più sentiti o visti tanto da quando tu hai cambiato
Parrocchia, anche se mi ricordo ancora quanto ci sono rimasta male
quella volta che...
anche
se spesso ci siamo pizzicati e non riuscivo più tanto a comunicare
con te... ti vorrei dire che: quando cammino sui sentieri in montagna,
ti penso e ti dico grazie è su quei sentieri e sotto quel cielo che ci
hai insegnato l'amore per
la vita e per il gruppo, per la comunità. Forse è troppo tardi ma spero
che tu mi possa sentire anche adesso perchè è tanto che non ti dico
grazie e non cerco di parlare un pò con
te. E' vero, mi sono sentita ferita e ho costruito un muro tra di noi e
quando stavo provando ad affacciarmi, ti hanno chiamato da lassù...
Spero che adesso tu possa sentirmi.
Ti voglio bene, grazie per tutto quello che hai fatto per me e per la
mia vita...
Valentina
Giorgio è stato prima mio insegnante e poi collega in un istituto
superiore di Monteverde.
Per
me come per tanti altri giovanissimi di ieri e di oggi ha rappresentato
un serio riferimento: disponibile e attento ma anche ironico e
canzonatorio
Un’aspra chioccia con la passione per la montagna che ha lasciato un
vuoto incredibile dentro tutti noi.
Raffaella
Ciao
P.G.
ti vogliamo
ringraziare ancora per tutto quello che hai fatto per noi e per la
nostra parrocchia.
In parrocchia si sente la tua mancanza, è tutto più
triste.
Senza di te non ci sono
più momenti per stare insieme, pregando, ma divertendoci.
Un saluto dai tuoi chierichetti ti vogliamo bene.
Brian
e Simone.
Ciao!
siamo il gruppo della perseveranza. Noi bambini abbiamo scritto questa
lettera perchè avevamo voglia di farvi conoscere alcune delle esperienze
che abbiamo fatto con PIGì
Ciao P.G. -
qualcuno si chiederà chi è P.G. ............ Padre Giorgio per tutti noi
bambini - .
Con
te abbiamo capito che la messa si può celebrare in qualunque luogo,
basta la voglia di stare insieme. Molto spesso ci tornano in mente
quelle messe nel bosco del Monte Amiata, sulle piste innevate o sui
pullman durante un viaggio di ritorno da una gita. Comunque erano sempre
speciali e partecipate come accade tutte le domeniche qui in parrocchia.
Noi continueremo sempre a stringerci la mano durante il Padre Nostro e a
portare la pace alla comunità.
Le
tue omelie erano molto divertenti, semplici e brevi, e ci facevi capire
le cose più importanti. Per fare questo avevi lanciato l'idea di
disegnare ogni sabato su un cartellone l'argomento del Vangelo.
Ti
garantiamo che continueremo a far sentire la nostra voce e che la
preghiera dei fedeli sarà sempre per la pace .......e per i sacerdoti
affinché diventino un pò più buoni (come dicevi sempre tu).
Il
piacere di stare insieme però, non finiva con la messa ma continuava
con i giochi al campetto, le gite con le famiglie e le cene comunitarie
e.........ne vogliamo parlare del tuo gelato?
Potremmo rimanere ore ed ore a ricordare, e un foglio non basterebbe di
sicuro........., una cosa però vogliamo assolutamente dirti: ti vogliamo
tanto bene e sarai sempre nei nostri cuori.
Ciao p.g.
In questa lettera ti vogliamo ringraziare per
tutto
il tempo che hai dedicato a questa
parrocchia, per tutti gli sforzi che hai sempre fatto per farci
divertire all’interno della messa e delle attività parrocchiali, per le
belle esperienze vissute nei vari campi estivi e nelle gite, per averci
insegnato a pregare e a vivere in serenità e pace con tutti, e a
superare le difficoltà della vita. Ci hai insegnato tutte queste cose
sempre nel modo giusto. Ma ci sono anche varie scuse da farti, ad
esempio per tutte le volte che non ti abbiamo ascoltato, ma tu sei
sempre stato buono e comprensivo e ci hai perdonato.
Sei grande, grazie di tutto
Ciao.
Gruppo ragazzi.
Brian, Martina,
Simone, Tiziana, Emanuele, Andrea, Marta, Edoardo, Marco, Lorenza,
Elisabetta.
Caro P.G,
per noi sei
stato il prete più bravo, e un grande amico. Quando dicevi le messe, e
spiegavi il vangelo facendo capire e divertire i bambini e gli anziani,
e quando ci hai fatto la comunione, noi eravamo molto contenti e paurosi
della nostra prima esperienza con Gesù, ma poi con te ci siamo
rassicurati e siamo andati avanti.
Noi pensavamo di
fare anche la cresima con te, ma poi te ne sei andato, e hai raggiunto
la cima del monte più alto dei monti. Hai raggiunto il tuo scopo e
sogno, che ti portavi dentro da molto tempo.
Anche se non sei
qui noi ti portiamo nei nostri cuori. CIAOOO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Un
bacione !!
Da Veronica e
Tiziana
Caro padre Giorgio, sei stato come un padre per tutti noi.
Eri molto simpatico e gentile con
tutti noi
Ti volevamo e ti vogliamo ancora
un mondo di bene.
Anche se non sei qui fisicamente sarai sempre nei
nostri cuori.
CIAOOOO!!!!!!!!……
UN BACIONE SUPER
DA LEANDRA E SARA!!!
SMACK!!!!!!!!!!
Caro
Giorgio mi
ricordo delle
tue messe e
quando hai
fatto la
comunione a
mia sorella, e quando
leggevi il Vangelo
e facevi ridere gli
anziani e i bambini.
Poi
quando sono
andato in
terza te
ne sei
andato in
cielo
Antonio
La nostra storia è simile a quella di tanti altri giovani
cresciuti in parrocchia con Giorgio. Cresciuti come individui, come
coppie, come gruppo.
Tu nostro padre, nostro fratello maggiore, nostro
confidente e anche l'amico con cui discutere alla pari, tu nostro
compagno di percorso ma sempre e comunque un punto di riferimento.
Non sprecavi più parole di quelle che servissero al
momento, lasciando che ci si intendesse col cuore attraverso l'intensità
degli sguardi alternati a silenzi eloquenti.
Ci sono incontri importanti nella vita che ti
"trasformano", ti fanno riflettere e cambiare sotto qualche aspetto ed è
già una grande cosa quando questo avviene, ma quello con te è stato
qualcosa di ancora diverso: ci hai preso che eravamo piccoli , ci hai
"formati" nei valori fondamentali, come singoli individui e come amici
sempre insieme.
Eri molto geloso dei "tuoi ragazzi", lo sentivi: era la
tua missione.
Ed è con lo stesso orgoglioso attaccamento che
rivendichiamo la nostra appartenenza a te, caro PG.
Mi guardo intorno, vedo gli amici più cari, quelli di
sempre e in loro vedo traccia di te, guardo Fabio e vedo traccia di te,
guardo in me e vedo traccia di te. Tu sei ancora qui con noi, sei solo
un po’ più avanti sul sentiero, ci stai aprendo la via. Ora sei arrivato
in cima…. sei lì che ci aspetti….ad uno ad uno arriveremo, ci
accoglierai con un caldo, intenso abbraccio come eri solito fare, e
insieme ci fermeremo a guardare verso l'orizzonte alla fine di questa
splendida avventura.
Alessandra
“Dai forza! Non
vi fermate lì sulla scala, scendete…..Allora? Andiamo!”
(Ma guarda
questi dove si mettono a riposare quando minaccia di piovere…su una
scala di ferro, così si beccano un bel fulmine in testa. Fosse stato
bello a quest’ora potevamo stare un pò più giù, verso il rifugio: mi
cambiavo la maglietta, mi bevevo una birra e mi fumavo una sigaretta. I
piedi me li laverò più tardi prima di andare a dormire.)
“Vedrete voi
domani, se smette ‘sto tempo, che alba magnifica.”
“Ma che alba, io
c’ho fame.”
“Uvetta!”
“C’ho sete?”
“Uvetta!”
E così dopo
vent’anni non ho ancora capito bene come funziona ‘st’uvetta miracolosa,
che ci avrebbe tolto fame, sete, stanchezza e vesciche ai piedi.
Forse non era
proprio l’uvetta, vero Giorgio?
Io ti chiamavo
Giorgio…prima Padre Giorgio, poi Giorgio. Mai PG ( mi sembrava una sigla
di partito).
Forse non era
l’uvetta, forse era il gruppo che tirava e spingeva, saliva e scendeva
tutto insieme e non solo in montagna, ma anche in ogni giorno della
nostra vita qui a Roma.
E se la squadra
va forte significa che l’allenatore ci capisce, vero Giorgio?
Ecco ti volevo
salutare e anche ringraziare per aver dato anche tu un contributo alla
mia crescita, vent’anni non sono pochi.
Ti volevo anche
ringraziare per avermi fatto conoscere meglio Alessandra. E poi…se non
ci fosse stata lei ora non ci sarebbe neanche Chiara.
Vabbè
taglio corto, come dice la canzone?…”Signore lascialo andare per le tue
montagne.”
Grazie PG.
Fabio D.
Cercare di fissare in poche pennellate la figura di
Giorgio, come è stata nella mia vita, è come riassumere un bel film
narrando i fatti principali ma senza poi sperimentare personalmente le
emozioni che stanno dietro. Giorgio è entrato nella mia vita mettendosi
come guida e amico.
Guida in Presanella, guida nel noviziato dove mi ha
accompagnato stando in casa con noi mentre viveva la sua malattia e la
sua chemioterapia. L’ultima camminata seria fatta con lui risale alla
fine di settembre del 1996. Stavamo salendo la parete di Mori quando ha
dovuto ammettere: “non ce la faccio, andate avanti voi…”
La malattia lo stava fermando in ciò che più amava, il
salire sempre più su per raggiungere una meta, la vetta. Da quel momento
la sua attività alpinistica si è come congelata ma è rimasta viva la
passione. I sentimenti erano talmente forti che ogni volta che
raccontava le sue esperienze di montagna coinvolgeva tutti i presenti.
Quante volte a cena, con qualche amico, cominciava a raccontare di
esperienze belle, di paesaggi, di animali, di luoghi abitati solo da
Dio… ma anche di fatti dolorosi, di recupero di persone morte… e dietro
si percepiva la sua saggezza di uomo che con la montagna ha dialogato
sempre.
Ogni lunedì andava a passeggiare in montagna e lì
ritrovava il suo dialogo con Dio, trovava spazio per stare con se stesso
e con tutto quello che si portava dentro…
Ho avuto la fortuna di entrare dentro questi spazi alcune
volte, davanti a una birra, in macchina mentre si viaggiava, davanti a
un piatto di riso preparato da lui con cura… ha condiviso diverse volte
la sua storia di prete: prete che nello scantinato di via Scaligeri
stampava i primi bollettini parrocchiali della Natività di Maria, prete
artista che componeva dialoghi per le recite dei giovani, prete
solitario e silenzioso, burbero e a volte duro, prete che cercava
affetto e dava sostegno a chi passava un momento difficile. Non sono
mancate nella sua storia incomprensioni e
disagi, voglia forse di fuggire e rinunciare “alla salita”… ma
ancora una volta la montagna gli insegnava che non poteva, non doveva
arrendersi. E allora avanti fino “al fine”
che non è LA FINE. Si, perché Giorgio lo sapeva che se era
diventato prete è stato solo per Dio, per quel Cristo che gli è venuto
incontro nella sua storia e nella sua vita. E IL FINE è proprio
l’incontro con questo Dio che dalle vette delle montagne ha contemplato
da lontano più volte. Ora vede Dio faccia a faccia e vede da lontano le
montagne e tutti noi. Ci accompagna ancora, ci ricorda a noi preti che
l’importante sono gli incontri con le persone, non le mille riunioni che
alla fine lasciano il tempo che trovano. Grazie Giorgio e semplicemente
“Buongiorgio” come dicevi ogni mattino. Una nuova alba è spuntata nella
tua vita, un nuovo giorno senza tramonto, da quelle altezze in cui ti
trovi accompagna tutti noi, preparaci un posto nel rifugio, magari con
una buona camomilla per i momenti duri che ancora ci aspettano. A
presto.
Francesco.
Caro Zio,
dopo quasi due mesi dalla tua scomparsa, ho deciso di
sintetizzare in poche, brevi parole l’importanza del mio rapporto con
te, prima e anche dopo quel fatidico 5 di ottobre, infatti, mai, prima
di quella data avevo sofferto così per la perdita di una persona e mai
avrei creduto che questo avvenimento così doloroso sarebbe servito a
farmi crescere tanto.
Mi ricordo che fin da piccolo, quando venivi a trovarci o
quando i miei genitori mi portavano al Segantini,
era per me motivo di grande gioia, perché ancora prima del tuo
arrivo o della partenza per la montagna, sapevo che lo “Zio barbone”
avrebbe trovato il modo di farmi ridere e divertire.
Per questo crescendo ho deciso di continuare a seguirti,
e non appena ne ho avuto la possibilità sono venuto a trovarti nelle
vacanze che facevi con i tuoi ragazzi, a 16 anni il treno fino a Trento
e poi l’autobus fino a Campiglio, una gran fatica per arrivare, tutto
questo perché il tuo modo di fare, il tuo sguardo, l’attenzione che
ponevi nei miei confronti, mi affascinava; mi rendevo conto che stando
con te e seguendo i tuoi insegnamenti, imparavo molte cose nuove e
soprattutto, ero molto felice.
La fatica nel salire un sentiero o la difficoltà di una
ferrata, diventavano poca cosa, perché tu mi facevi ammirare la bellezza
di quello che mi circondava e la grandezza di quello che Dio ci ha dato,
così che affrontare quelle sfide
insieme, nel Suo nome, raddoppiava le mie energie.
Questa amicizia negli anni è cresciuta e, oltre al
divertimento della montagna e al gusto del bicchiere di vin brulè alla
sera quando gli altri ragazzi andavano a dormire, avevamo cominciato nei
nostri discorsi ad affrontare anche tematiche più “da grandi”, parlavamo
di scuola, di parrocchie, di politica, praticamente di un po’ di tutto.
Insomma il mio rapporto con te negli ultimi tempi si
faceva sempre più interessante, tanto è vero, che mi ripromettevo, una
volta finita l’Università e di conseguenza il mio lavoro estivo in
banca, di venirti a trovare spesso a Roma e di fermarmi almeno una
settimana in montagna, anzi te l’avevo anche assicurato l’ultima volta
che ci siamo visti.
Poi putroppo è arrivato il giorno del tuo ingresso in
sala rianimazione, non me l’aspettavo per niente, forse anche perché con
il tuo sorriso eri sempre riuscito a mascherare la tua condizione
fisica, e quando la notizia mi è arrivata mi sono sentito malissimo.
Continuavo a chiedere a Dio, perché, nonostante le nostre
preghiere, una persona così, dovesse finire tanto presto la sua
permanenza su questa terra, e in quelle due settimane di ansia, sempre
in attesa di una bella telefonata da Roma che non arrivava mai, mi
sentivo profondamente confuso.
Più tardi invece, grazie ai racconti dei miei genitori,
sulle conversazioni avute con tantissime persone in ospedale, e
soprattutto grazie alla vista ,
in quei tre giorni in giro per l’Italia, dell’amore vero dimostrato da
tutti ai funerali, in particolare a Roma, mi hanno fatto riflettere
tantissimo.
Ho capito che la santità, quella figura che appare spesso
così lontana da noi, è in realtà molto più vicino di quanto si possa
pensare, si trova in tutte quelle persone che pongono al centro della
loro esistenza e di tutto ciò che fanno un avvenimento, la nascita di
Gesù Cristo.
Quei tre giorni mi hanno dato la conferma che tu vivevi
così, che quegli otto anni di sofferenza col sorriso sulle labbra, con
il dolore nascosto ai più (io
stesso non mi ero reso conto di tutto fino ad oggi), la tua amicizia con
tanti ragazzi, il tuo aiuto ai terremotati e a chiunque avesse bisogno,
sono il segno con cui Dio si manifesta, lui sceglie una persona come ha
fatto con te, per fare in modo che anche gli altri ( più cechi come
me) possano accorgersi che lui è vivo, concreto e affascinante, che vale
la pena affrontare dei sacrifici perché se Cristo non fosse risorto la
nostra speranza sarebbe inutile e anche la tua morte sarebbe
inaccettabile e priva di significato.
Spero che i tuoi amici a Roma continuino il tuo lavoro in
parrocchia, perché anche se senza una guida come la tua sarà tutto più
difficile, sono convinto che grazie ai tuoi insegnamenti sapranno
convivere con gli altri e mettere in pratica ciò che tu, con grande
semplicità, hai sempre a tutti insegnato.
Ricordo quella volta che al mattino in baita ci feci
leggere nel Vangelo la parabola dei talenti, allora ero distratto e non
capivo cosa volesse dire, ora invece mi è più chiara, e ti prometto di
cercare, come hai fatto tu in maniera esemplare in questi 52 anni, di
far fruttare al meglio le capacità di cui il Signore mi ha fatto dono.
Con la tua vita prima, e con i tutti i segni che ho avuto
dopo la tua morte poi, mi hai fatto capire che c’è un disegno buono su
ognuno di noi, che nulla viene per niente, e adesso, penso di poter
dire, anche, e soprattutto il dolore.
Infatti mai avrei creduto che il dolore per la tua
perdita sarebbe stato così utile a farmi capire tante cose, e anche
adesso che non ci sei più, il tuo pensiero mi dà forza, mi aiuta a
correggermi mentre sbaglio, e il tuo esempio impresso nella mia mente fa
si che mi lamenti molto meno nelle situazioni di difficoltà.
Per questo mi sento di concludere dicendoti “grazie”, per
tutto quello che hai fatto e che continui a fare per me……….
Enrico
Caro Zio Giorgio,
sono passati due mesi ormai, ma tu sei presente in mezzo
a noi più di prima.
Abbiamo fatto tante cose insieme ed io sono contenta che
tu mi sia stato vicino per tutto questo tempo.
Ho deciso di scrivere questa lettera per ringraziarti per
avermi accompagnato durante i sacramenti e di avermi insegnato ad amare
Dio semplicemente e a guardarlo attraverso il cuore delle persone.
La tua ironia e gioia di vivere anche nei momenti di
sofferenza rimarranno sempre esempio di vita per me.
Penso spesso a quando venivo a trovarti in montagna e
anche a Roma. In particolare ricordo l’ultima volta, quando ci hai
portato a vedere il mare, c’era un forte vento e faceva freddo, ma
nonostante ciò tu camminavi su delle rocce e stavi a guardare sorridendo
le onde che si infrangevano contro gli scogli.
In questi giorni ho guardato spesso un quadretto con una
fotografia che hai scattato per me al mio primo compleanno: rappresenta
un tramonto sul mare visto dal
porto e dietro hai scritto: “A Sofia dallo zio birichino”.
Purtroppo noi non abitavamo vicini e questo mi dispiace
perché avrei potuto passare più tempo con te!
Comunque so che continuerai
ad ascoltarmi tutte le volte che ti parlerò nel mio cuore e spero
che resterai sempre accanto a me come hai fatto fino ad ora.
Mi manchi tanto ma il pensiero di saperti sereno in un
luogo migliore, mi conforta.
Sarai sempre dentro di me, ti voglio bene
Ciao zio birichino.
RIFLESSIONE
Penso che la cosa più difficile sia poter mettere su
carta pensieri e stati d’animo e che alla fine non si riuscirà mai a
descrivere ciò che si è provato realmente. Perché in fondo ognuno prova
sentimenti diversi e li dimostra in maniera diversa anche a seconda
delle situazioni.
Perdere una persona cara.
Sono momenti difficili che lasciano sempre dell’amaro in
bocca per i mille dubbi, le mille domande, i mille rimpianti, le mille
cose che avresti voluto fare, dire, dimostrare alla persona che hai
appena perso. Mi rendo conto che spesso non è perdere la persona amata
che fa soffrire maggiormente, ma il rimpianto di non aver potuto niente,
la coscienza di non avergli detto quello che uno pensava, o peggio la
consapevolezza che tutto quel tempo passato con lui, quelle attività
svolte con lui, i progetti fatti o solo pensati in cui rientrava anche
lui, ora verranno meno.
Da questo evento sono però riuscito ad apprezzare i
molteplici risvolti che una tale situazione comporta.
Ho visto i fratelli soffrire, ma allo stesso tempo farsi
forza a vicenda, la sofferenza dei genitori, ed allo stesso tempo
l’orgoglio che comunque provavano davanti a tanto affetto. Ho visto
anche la forza e il valore di una famiglia che nel dolore è stata capace
di pensare a quelle persone bisognose. E ho visto infine l’affetto ed il
dolore che hanno provato i suoi parrocchiani. Sono sicuro che lo ZIO
GIORGIO ha apprezzato tutto questo e anche per lui sarà stato meno
doloroso questo passaggio. Indubbiamente ne usciremo tutti un po’
cambiati da questa situazione. Sono sicuro che ognuno di noi se potesse
almeno per un attimo poter parlare con GIORGIO avrebbe qualcosa da
dirgli, io vorrei solo abbracciarlo e lui capirebbe.
ALESSANDRO
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